SALUTE E SOCIEVOLEZZA

 

Nello storico salotto tivù di Rai3 a noi tutti molto familiare, quello di "Elisir", che in diretta dal lunedì al venerdì informa, cura e rassicura (medicina con spirito didattico), il Prof. Dott. Alberto Siracusano dell'Università romana di Tor Vergata ci parla dell'importanza dei nostri rapporti con gli altri, per il nostro benessere e per la nostra salute in senso lato.

Anche qui, riguardo i nostri tre "audio-momenti", abbiamo previsto qualche bell'aiutino per gli amici francesi innamorati della lingua di Dante :)

 

Alberto siracusano

Mots et expressions en gras sont repris à la suite du dialogue.


Dottor Siracusano: - Da quello che ci dicono noi siamo fuori dalla pandemia. Il problema è che la nostra psiche è stata profondamente colpita, forse già lo era prima con una sua fragilità, nel momento della pandemia.
E da questo, sono emersi questi sentimenti. La solitudine... e non solo perché è diventato più difficile il contatto ma rimane il senso del non ritrovarsi nella situazione familiare che c'era prima, cioè abbiamo un senso cosiddetto di spaesamento.

Michele Mirabella: - La frase di Tolstoï, «non si è completamente felici se non si condivide» (la felicità) è l'interpretazione letterario-poetica di un'espressione biologica, naturale, fisica addirittura?

Dott. S.: - Sì, c'è un libro che si intitola "Noi non siamo il nostro cervello"... nel senso che si riferisce esattamente all'importanza delle relazioni, interpersonali che sono alla base anche appunto della felicità, della possibilità che in queste relazioni si scatenino, si provochino dei funzionamenti neurobiologici diversi, che con la solitudine non ci sarebbero.

M.M.: - È vero quello che dice, la costatazione empirica poteva riguardare l'ancestrale serenità delle nostre famiglie contadine dell'antichità, dove i nonni campavano a lungo perché c'erano molti nipoti che si occupavano di loro, e/o per loro. Adesso le cose invece stanno rapidamente cambiando, e non bene. Ma, visto che c'è un fondamento scientifico, in quale modo bisogna coltivare relazioni sociali, per essere felici? Perché capisco che la contiguità collimi con l'alleanza biologica: io faccio un lavoro, tu ne fai un altro, la sociologia è compensativa dell'economia. Ma c'è anche un fatto fisico, naturale. L'amore, l'affetto, la simpatia... 

Dott. S.: - Allora, anche qui sì... cioè, l'empatia ad esempio, non può esserci se non ci sono due persone. Ed è una cosa estremamente importante... cioè se nelle piccole cose... se io ho un contatto : se cammino, e parlo con una persona ; soprattutto se vengo riconosciuto, cioè se non sono un anonimo, cioè sono in relazione di conoscienza con una persona che mi dà un'identità e che riconosce la mia identità, questo è fortemente positivo.

M.M.: - Uno sta meglio se riceve il messaggino. Oggi a quelli dobbiamo affidare la contiguità socio-ambientale... dove c'è scritto: "buona giornata", "ti voglio bene", "mi sei simpatico". Già quello serve!

Dott. S.: - Assolutamente sì. Ripeto: il fatto di essere non solo in collegamento ma soprattutto in riconoscimento...

M.M. : - Ecco, è proprio così, riconoscimento!

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- Notre esprit a été profondément frappé (la mente, la psiche, féminin en it. lo spirito se dit aussi mais dans un sens plus religieux).

- lo spaesamento : ici, le fait de perdre pied (sinon, le dépaysement).

- condividere : partager ; la felicità : le bonheur.

- diversi : différents (des fonctionnements neurobiologiques d'une autre sorte, quand nous sommes en compagnie).

- i nonni campavano a lungo : nos grands-parents vivaient longtemps.

- le piccole cose : (c'est dans) les petites choses (que cela se joue).

- vengo riconosciuto : je suis reconnu (il riconoscimento : la reconnaissance).

- oggi uno sta meglio se riceve il messaggino : de nos jours on va mieux si on reçoit un petit message d'attentions (texto, mais tous ne sont pas faits pour le portable, comme cela est dit dans l'un des extraits suivants).

- ecco, proprio così! : voilà, c'est bien cela !