"Il sol dell'avvenire" - N. Moretti 

 

QUALE AVVENIRE?

 

Trailer a parte, chi fosse interessato alla brillante e breve analisi di "Télérama", può sempre scegliere (anche) le nostre pagine francesi corrispondenti, che si aprono proprio con la presentazione del film da parte della famosa rivista d'oltralpe di tivù e cultura.
 

 

Prima di arrivare al nostro argomento, permetteteci di evocare un piccolo ricordo, alla prima persona (del plurale...!).  Durante i nostri anni di liceo, la nostra ex professoressa di storia e geografia, che stimavamo molto, ci aveva chiesto di offrirle gentilmente qualche dritta per meglio capire quello strano regista sceneggiatore (cosceneggiatore in questo caso) e attore tanto amato dagli italiani. Parliamo di quest'uomo tuttofare, di un protagonista, di un Nanni Moretti che "girava" (in tutti i sensi) in Vespa durante una lunga sequenza urbana. In omaggio alla città eterna, sicuramente, alla città antica come agli eleganti palazzi moderni. E noi, eravamo di sicuro piuttosto giovani, anche se probabilmente, il succo di uno dei film più importanti di Nanni Moretti non ci era troppo sfuggito (il tentativo di una risposta/spiegazione era stato fatto!). Al contempo, e in un contrasto che fa sorridere, avevamo anche percepito il carattere quasi impenetrabile di questo lungometraggio molto "italo-italiano". In altre parole, una certa conoscenza del contesto del nostro Belpaese ci è infatti apparsa necessaria perché questo tipo di film possa essere capito ed apprezzato a dovere. Difficoltà che, attenzione, non ha impedito a "Caro Diario" (bravi, indovinato!) di ottenere a Cannes, nel 1994, il prestigioso Premio per la miglior Regia.

Nanni Moretti è sempre stato più o meno difficile (o abbastanza facile, per un conoscitore!) da decifrare, poiché, senza mai privarsi di metafore, di allusioni, né di attualissimi sottintesi, offre uno sguardo acuto su specificità, problemi o pregi che nutrono società e cultura italiane. Ci sembra però che questo suo ultimo film risulti più accessibile oltre che più piacevole anche per "l'estero", inteso anche come pubblico francese, più o meno cinefilo. Pubblico che sempre rimane, diciamolo qui, un pubblico cugino, che sa nutrirsi di italianità grazie ad uno spirito aperto (quello di molti, ancora, si spera!). Peraltro, l'ottima trovata del monopattino - a sostituto della cara Vespa - sicuramente funzionerà alla perfezione suscitando la curiosità di ogni genere di pubblico :)

Che dire ora se non che assistiamo ad un recitare sempre professionale e dai toni giusti, anche quando può sembrare  un po' surrealista o "sopra le righe"? Potremmo anche aggiungere che questi dialoghi sono un regalo all'intelligenza degli spettatori...
Scopriamo inoltre un film molto "morettiano", molto riconoscibile stilisticamente, ed anche molto abilmente punteggiato da canzoni, classicamente intonate in auto oppure in altri ambiti, intimi o più familiari. Trattasi ovviamente tutti di brani meravigliosi... D'altra parte, anche qui Moretti non si fa mancare nemmeno un bel pallone di calcio, per segnare alla perfezione qualche bel momento di spensieratezza.

Qui si tratta di un Nanni Moretti che avevamo un po' perso, da quando nel 2008 era "semplice" attore protagonista (e non regista) di "Caos Calmo" di Antonello Grimaldi. Cogliamo l'occasione, sempre a proposito di Moretti semplice attore, di ricordare con piacere "Il portaborse", di Daniele Luchetti, del 1991.
Moretti: un vero self made man del cinema che qui ci piace anche per les sue numerose, cinefile citazioni (parecchio istruttive e alla Woody Allen). Di cui una non si sente ma ben si vede, grazie ad un'ottima fotografia che fa onore all'imponente bellezza degli animali selvatici. Che lavoro! Qui, il riuscitissimo omaggio va a Federico Fellini, attraverso l'audace idea del circo e di tutta la sua atmosfera, riassunta da un tendone azzurro cosparso di stelle, che si staglia dietro ai protagonisti, e che fa tornare un po' bambini (anche se... il discorso sul circo è ancora un altro discorso!).

Si tratta di un regista di primo piano che, in fin dei conti, ha bisogno anche qui (e come... ognuno di noi?!) di un po' di sana psicanalisi. Nella stessa misura di sua moglie, che credeva di essere l'unica a dover ammettere quest'abitudine. Peraltro e nonostante tutto Nanni Moretti-Giovanni rimane molto sicuro di sé e soprattutto dei suoi principi (dei principi in generale). Infatti, ad un certo punto  il nostro caro regista costruisce una sequenza per metà buffa e per metà (molto) seria, per affrontare il tema della violenza più accesa e gratuita, al cinema (suggerendo anche quella di altri media). Una violenza semplice e stupida, che in effetti ha largamente invaso ed ampiamente rovinato i nostri schermi.

 

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