Sul portale universitario de "Il pensiero filosofico", già citato nei nostri Extra, abbiamo avuto modo di leggere ed apprezzare alcune pagine di Fabio Dellavalle, laureatosi in filosofia presso l'Università degli studi di Torino con specializzazione nello studio delle problematiche ambientali (la laurea magistrale, et le titre de Dottore, correspondent au Master). Da qui, naturalmente, la voglia, ancor più grande, di trattare l'argomento, intitolando questi nuovi Quaderni "Ambiente e Filosofia", più che "Filosofia e Ambiente". È infatti dal dramma ambientale planetario, patente anche agli occhi di un bambino (vedasi gli spaventosi squilibri meteo) che si deve poter seriamente (re)agire...
Perché dunque non immergerci ancor più in questo sempreverde e sempre caro tema, tra filosofia e concretezza, invitando direttamente Fabio Dellavalle a rispondere alle domande di "Cultura & Salute"? Qui di seguito uno scambio che speriamo possa interessarvi. E magari anche confortare quella voglia di "salvare il salvabile", continuando a pensare insieme l'ambiente; per poi gestirlo in modo sano, rispettandolo anzitutto a sé, per i suoi immensi benefici oltre che... al fine di evitare ogni (nuovo!) piccolo, grande o enorme rischio per l'uomo. L'uomo che, a qualsiasi area geografica appartenga, non sta al di sopra del tutto, ma ne è assolutamente parte integrante. Vi ricordate? Ne abbiamo parlato in francese (e in italiano nella parte finale) presentandovi "Nel contagio" di Paolo Giordano.
Intervista
1) La rottura storica rappresentata dall’odierna pandemia – già pressoché preesistente in altra forma, per crisi e catastrofi mondiali di vario tipo – sembra imporci definitivamente di superare il distinguo filosofico tra etica di convinzione (o morale a priori) avanzata da Max Weber, ed etica (o principio) di responsabilità, volta alle generazioni future e difesa da Hans Jonas. Da studioso attento anche al senso del termine «apocalisse», le sembra di scorgere vere prese di coscienza e segnali positivi in questo senso, da parte di qualche nazione o di qualche personalità particolarmente sensibile e coraggiosa?
Lei ha citato anche Hans Jonas: da un punto di vista filosofico, è forse proprio lui l'autore che per primo ha dato voce al grido ambientalista, con il suo “Il principio responsabilità”.
Riguardo al nostro presente, e alla mia esperienza come lettore e cittadino, in effetti mi è capitato di leggere o sentire commenti e riflessioni più profonde in merito a questa pandemia, che vanno oltre i discorsi puramente medici, scientifici, politici, psicologici o socioeconomici; e che si collocano lungo una scia di pensiero che analizza il periodo storico in cui viviamo, così segnato da eventi di rottura in riferimento al rapporto uomo-natura. Penso ad esempio ai 33 frammenti che lo scrittore Alessandro Baricco dedica al Coronavirus nel saggio "Quel che stavamo cercando".
Ma anche in rete mi sono imbattuto in post che cercavano di osservare il fenomeno Covid-19 in maniera obliqua, come rivelazione di un cambiamento epocale. D’altra parte il termine "apocalisse" in greco antico significa letteralmente scoprire, gettare il velo.
2) Dall’imperativo morale come sentito dovere, alla presenza del cielo sopra di noi, contrappunto anche stellato al bene che custodiamo... secondo le suggestive intuizioni kantiane. Nel Suo articolo sugli « abitanti del cielo » (pubblicato su "Il pensiero filosofico"), dopo esaurienti premesse e paradossi (l’uomo non appartiene al cielo pur appartenendogli…), Lei sottolinea che la rapidità di un’epoca come la nostra, fino ad ora - e con ogni probabilità anche nel dopo pandemia - dominata da un consumismo sfrenato, oltre che da ben altri imperativi di performance ed efficenza, non ci permette più di guardare (ed apprezzare) l’immensità silenziosa del cielo. Lo stesso cielo che, però, per primo aveva ispirato i nostri antichi scienziati e filosofi. Possiamo dire che, oggi, l'arte (quella buona ma in tutte le sue forme) rimane il mezzo privilegiato per imparare a soffermarci dinnanzi al bello (in primis a quello della natura)… invitandoci al contempo a scoprire il vero che resta, con umiltà e grandezza?
Sicuramente l’arte è uno di quei modi per sospendere e dilatare il tempo, così occupato da impegni, appuntamenti, riunioni, ecc. Ma in generale, anche solo il tempo libero – una passeggiata, un hobby, chiacchierare – rimane appunto un momento che ci permette di fermarci a pensare, o anche solo a contemplare ciò che ci circonda.
3) Verissimo :) A proposito di arte, uscendo un po’ dagli schemi, ci indicherebbe un brano che, per parole e musica, Le è sempre piaciuto particolarmente, per pensare o contemplare, appunto? Una bella canzone che, magari, vorrebbe far conoscere ai nostri lettori anche francesi, in questi tempi tremendi oltre che post-festivalieri...?
Sì, volentieri. Le rispondo "Costruire" del cantautore italiano Niccolò Fabi, che è la mia canzone preferita. È un brano che sottolinea l’importanza del quotidiano, dei piccoli gesti e della grandezza dell’umiltà.
In tempi recentissimi, pensando al festival quest’anno, mi è piaciuta “Mai dire mai” di Willie Peyote [già indicata con link video nel nostro spazio dedicato a Sanremo].
4) Il termine «ambiente» è solitamente associato alle parole o espressioni «ecologia», «salvaguardia della natura», «sviluppo sostenibile», «inquinamento», «spreco», «protezione», «rispetto». Molto meno al campo della filosofia in senso lato, anche se tante parole qui citate sono già una filosofia concreta. A Lei che ha poi scelto di fare del binomio filosofia-ambiente il Suo terreno di studio, chiediamo: da cosa o forse da chi è stato maggiormente incoraggiato in questo campo? E come giudica la situazione italiana in ambito scolastico in tema di necessaria sensibilizzazione a questo tipo di insegnamenti civili, teorici e pratici?
Inevitabilmente, credo che l'input arrivi da un istintivo spavento dinnanzi alla crisi ecologica in atto ormai da anni [vedasi link!]. Un sentimento di amarezza e spavento, appunto, che proviamo dinnanzi allo spreco da parte del genere umano di materie prime e risorse che la natura sembra (finora) offrirci gratuitamente e con costanza.
Mi permetto qui di indicare che Gianluca Cuozzo, professore di Filosofia teoretica dell’Università degli Studi di Torino e relatore della mia tesi di laurea, ha saputo aiutarmi a studiare e a decifrare questa paura, sia attraverso le sue lezioni che tramite i suoi scritti in materia.
Riguardo la questione educativa e cruciale che Lei pone, direi semplicemente che, piano piano, finalmente, l’ecologia sta entrando anche nella didattica delle scuole italiane fin dall’infanzia, e questo è fondamentale.
5) Anche se da noi queste abitudini fanno ancora inorridire, oltreoceano alcune intoccabili lobby o simili continuano ad inquinare a tutto spiano per il piacere di inquinare ed oltre… che dire in proposito?!
Sì... è davvero una problematica complessa: i paesi emergenti rivendicano il loro diritto ad inquinare nei confronti dei paesi sviluppati, poiché questi ultimi l’hanno fatto in precedenza senza scrupoli, oltretutto sfruttandoli. Ci sono poi i “grandi inquinatori” che ignorano i protocolli internazionali sull’argomento, poiché questi non sono di fatto vincolanti! Per uscire da questa impasse occorre forse avere il coraggio di svincolarsi da logiche nazionali e legate esclusivamente al presente. Bisognerebbe invece adottare una visione globale e a lungo termine del problema. Anche perché i cambiamenti climatici o i disastri ambientali non conoscono confini statali, ma riguardano tutti i cittadini del mondo, chi prima e chi dopo…
6) Già, siamo tutti coinvolti, presto o tardi, se niente di solido viene applicato a livello unanime... A proposito di disastri (se non di apocalissi), davanti allo scontatissimo allarme « urgenza assoluta in campo ambientale », cosa si sente di rispondere in primissimo luogo? E possiamo ancora stabilire delle priorità? Foreste? Oceani? Fauna (forse più direttamente legata alla pandemia)? Clima? Qualità dell'aria...? Secondo Lei, c’è un campo in particolare in cui le istituzioni italiane, europee o internazionali agiscono con maggior efficienza, facendo meglio intravedere qualche piccola speranza?
A chi la sa guardare e ascoltare, la natura insegna che è importante salvaguardare un certo equilibrio. In questo senso tutti gli aspetti della questione ambientale vanno affrontati insieme, perché sono intimamente correlati l’un l’altro.
A parte le comunità locali, attive sul territorio e che rappresentano la spinta dal basso della presa di coscienza ecologica, è risaputo che l’Italia vanta una comunità scientifica di tutto rispetto, che fa sentire la propria autorevole voce al resto del mondo. Il problema è che spesso questa voce competente rimane inascoltata presso le istituzioni politiche tradizionali. Spesso, abbiamo a che fare con istituzioni ancorate a un paradigma partitico che con fatica riesce a rappresentare la reale situazione presente.
7) Un consiglio di lettura, magari legato a Serge Latouche, il filosofo francese della "décroissance" o decrescita, che ha commentato in una delle Sue riflessioni (ammettendo che ora pensiamo piuttosto ad una ripartenza, anche se impostata su binari diversi) ?
Giusto! Anche perché, ad ogni modo, è proprio l'eccesso di crescita dell'iperconsumismo ad averci portato fin qui... Comunque, oltre a Serge Latouche, di cui Le lascio scegliere un buon link, francese e/o italiano [C. & S. : in particolare l'ultimo file, delle risposte], io mi sento di consigliare la lettura delle opere di Aurelio Peccei, un personaggio, a dire il vero, poco conosciuto nella stessa Italia, e che però a mio avviso è stata una figura di spicco a livello internazionale, in riferimento alla crisi ecologica. A lui si deve infatti, per esempio, la nascita del Club di Roma, una delle prime organizzazioni mondiali intenta ad esaminare la questione ambientale come fenomeno organico. Connesso al Club di Roma, rinvio a "The Limits to Growth", "I limiti dello sviluppo" [link precedente completo, con riferimento alla Costituzione; in francese "Les limites à la croissance"] pietra miliare per lo studio delle ripercussioni della crisi ecologica sulla società umana.
Benissimo, ognuno di noi avrà modo di approfondire e di riflettere su questi punti.
Quindi grazie mille Fabio, per la Sua collaborazione, o, se preferisce, "merci beaucoup" :)
Grazie a Lei, Eli, un saluto ai lettori italiani e francesi di "Cultura & Salute".
Nella pagina seguente, la nostra traduzione in francese di una parte dell'intervista (pour une traduction intégrale de nos pages, n'oubliez pas les services web de traduction automatique).
Intanto, lasciamoci così: il rispetto dell'ambiente e di tutte le forme di vita è già filosofia, anche se niente impedisce di andare oltre, e di fare della filosofia il nostro strumento per riflettere - per poi agire ancora o incoraggiare a farlo al meglio - sulla natura che ci circonda... bene prezioso che quasi non vediamo più (cf. l'inizio dell'intervista).