AMBIENTE E FILOSOFIA


Cari amici italiens, è tempo di soffermarci in modo più approfondito su un argomento trasversale - pandemia a parte - che preoccupa su larga scala. In realtà il verbo "preoccupare" suona come un eufemismo... Perché ogni volta, in realtà, si parla di catastrofi ambientali e del cambiamento, o meglio, del (sur)riscaldamento climatico, dirette conseguenze di una natura (flora e fauna) spesso in tutti i sensi meravigliosa, concepita solo ed esclusivamente come risorsa da sfruttare ai massimi livelli.


Foresta di sherwood

Foresta di Sherwood (Inghilterra), associata alla leggenda di Peter Pan


Il dio denaro, che dirige l'Olimpo di noi poveri "mort-occidentali", e tutta quella politica che ne è schiava, non si è mai curato degli allarmi mille volte lanciati dai più attenti scienziati, uniti a cittadini con la C maiuscola; siano questi cittadini dei "seguaci" della Greta che ben conosciamo, e di tutto il suo coraggio, o semplicemente uomini e donne da sempre impegnati per un mondo - molto - più pulito (anche in senso proprio!). E tutto ciò, fino a che fulmini e saette porteranno a compimento la loro grande opera di distruzione. E se noi saremo tra i primi a scomparire non ci sarà più tempo per "scalare vette" e spazi di pianeti alternativi... Ciò nonostante, c'è chi si accinge ancora a costruire, e a costruire ancora, nel suo piccolo. Alcuni "solo" per sopravvivere, o quasi; gli altri magari anche un po' per vivere. E per sentirsi nuovamente degni di far parte del genere umano. Tutti insieme, in armonia ma non necessariamente né esattamente come i "figli dei fiori".

Oggi, in certi campi soprattutto, il filo che lega la gioventù alla generazione precedente può più facilmente resistere a tagli e rotture. Come rinunciare dunque ad un sussulto intergenerazionale, in nome di tutto ciò che gli esseri viventi ci offrono di così prezioso, e che noi uomini e donne (molti/e di noi, cioè troppi/e) disprezziamo o calpestiamo fino a privarci della nostra linfa vitale et bien au delà, e molto di più?

Ma, encore une fois, quel dio denaro che è tra noi, non conosce che la sua, di "linfa", e senza un'azione e opposizione forte nel tempo - più incisiva di qualsiasi lega o gruppo di potere - continuerà coûte que coûte, ad ogni costo, ad agire e colpire, sempre più vigliaccamente. Richiamandosi magari a quel che, ancora, in questo campo, è debitamente "etichettato" come legale. Ma ciò che è obiettivamente e umanamente illegittimo mai dovrebbe appartenere alla legalità... Perché certe leggi, volte a coprire  - e non a cancellare - l'ingiustizia, uccidono l'uomo. O quantomeno annientano colui che non ricorda, o finge di non ricordare, per paura o "comodità", che esiste sempre un'altra legge, la prima legge, in lui e al di sopra di lui...

 

Sul portale universitario de "Il pensiero filosofico", già citato nei nostri Extra, abbiamo avuto modo di leggere ed apprezzare alcune pagine di Fabio Dellavalle, laureatosi in filosofia presso l'Università degli studi di Torino con specializzazione nello studio delle problematiche ambientali (la laurea magistrale, et le titre de Dottore, correspondent au Master). Da qui, naturalmente, la voglia, ancor più grande, di trattare l'argomento, intitolando questi nuovi Quaderni "Ambiente e Filosofia", più che "Filosofia e Ambiente". È infatti dal dramma ambientale planetario, patente anche agli occhi di un bambino (vedasi gli spaventosi squilibri meteo) che si deve poter seriamente (re)agire...

Perché dunque non immergerci ancor più in questo sempreverde e sempre caro tema, tra filosofia e concretezza, invitando direttamente Fabio Dellavalle a rispondere alle domande di "Cultura & Salute"? Qui di seguito uno scambio che speriamo possa interessarvi. E magari anche confortare quella voglia di "salvare il salvabile", continuando a pensare insieme l'ambiente; per poi gestirlo in modo sano, rispettandolo anzitutto a sé, per i suoi immensi benefici oltre che... al fine di evitare ogni (nuovo!) piccolo, grande o enorme rischio per l'uomo. L'uomo che, a qualsiasi area geografica appartenga, non sta al di sopra del tutto, ma ne è assolutamente parte integrante. Vi ricordate? Ne abbiamo parlato in francese (e in italiano nella parte finale) presentandovi "Nel contagio" di Paolo Giordano.


Fabio dellavalle filosofia e ambiente
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1) La rottura storica rappresentata dall’odierna pandemia – già pressoché preesistente in altra forma, per crisi e catastrofi mondiali di vario tipo – sembra imporci definitivamente di superare il distinguo filosofico tra etica di convinzione (o morale a priori) avanzata da Max Weber, ed etica (o principio) di responsabilità, volta alle generazioni future e difesa da Hans Jonas. Da studioso attento anche al senso del termine «apocalisse», le sembra di scorgere vere prese di coscienza e segnali positivi in questo senso, da parte di qualche nazione o di qualche personalità particolarmente sensibile e coraggiosa?

Lei ha citato anche Hans Jonas: da un punto di vista filosofico, è forse proprio lui l'autore che per primo ha dato voce al grido ambientalista, con il suo “Il principio responsabilità”. 
Riguardo al nostro presente, e alla mia esperienza come lettore e cittadino, in effetti mi è capitato di leggere o sentire commenti e riflessioni più profonde in merito a questa pandemia, che vanno oltre i discorsi puramente medici, scientifici, politici, psicologici o socioeconomici; e che si collocano lungo una scia di pensiero che analizza il periodo storico in cui viviamo, così segnato da eventi di rottura in riferimento al rapporto uomo-natura. Penso ad esempio ai 33 frammenti che lo scrittore Alessandro Baricco dedica al Coronavirus nel saggio "Quel che stavamo cercando".
Ma anche in rete mi sono imbattuto in post che cercavano di osservare il fenomeno Covid-19 in maniera obliqua, come rivelazione di un cambiamento epocale. D’altra parte il termine "
apocalisse" in greco antico significa letteralmente scoprire, gettare il velo.

2) Dall’imperativo morale come sentito dovere, alla presenza del cielo sopra di noi, contrappunto anche stellato al bene che custodiamo... secondo le suggestive intuizioni kantiane. Nel Suo articolo sugli « abitanti del cielo » (pubblicato su "Il pensiero filosofico"), dopo esaurienti premesse e paradossi (l’uomo non appartiene al cielo pur appartenendogli…), Lei sottolinea che la rapidità di un’epoca come la nostra, fino ad ora - e con ogni probabilità anche nel dopo pandemia - dominata da un consumismo sfrenato, oltre che da ben altri imperativi di performance ed efficenza, non ci permette più di guardare (ed apprezzare) l’immensità silenziosa del cielo. Lo stesso cielo che, però, per primo aveva ispirato i nostri antichi scienziati e filosofi. Possiamo dire che, oggi, l'arte (quella buona ma in tutte le sue forme) rimane il mezzo privilegiato per imparare a soffermarci dinnanzi al bello (in primis a quello della natura)… invitandoci al contempo a scoprire il vero che resta, con umiltà e grandezza?

Sicuramente l’arte è uno di quei modi per sospendere e dilatare il tempo, così occupato da impegni, appuntamenti, riunioni, ecc. Ma in generale, anche solo il tempo libero – una passeggiata, un hobby, chiacchierare – rimane appunto un momento che ci permette di fermarci a pensare, o anche solo a contemplare ciò che ci circonda.

3) Verissimo :) A proposito di arte, uscendo un po’ dagli schemi, ci indicherebbe un brano che, per parole e musica, Le è sempre piaciuto particolarmente, per pensare o contemplare, appunto? Una bella canzone che, magari, vorrebbe far conoscere ai nostri lettori anche francesi, in questi tempi tremendi oltre che post-festivalieri...?

Sì, volentieri. Le rispondo "Costruire" del cantautore italiano Niccolò Fabi, che è la mia canzone preferita. È un brano che sottolinea l’importanza del quotidiano, dei piccoli gesti e della grandezza dell’umiltà.
In tempi recentissimi, pensando al festival quest’anno, mi è piaciuta “Mai dire mai” di Willie Peyote [già indicata con link video nel nostro spazio dedicato a Sanremo].

4) Il termine «ambiente» è solitamente associato alle parole o espressioni «ecologia», «salvaguardia della natura», «sviluppo sostenibile», «inquinamento», «spreco», «protezione», «rispetto». Molto meno al campo della filosofia in senso lato, anche se tante parole qui citate sono già una filosofia concreta. A Lei che ha poi scelto di fare del binomio filosofia-ambiente il Suo terreno di studio, chiediamo: da cosa o forse da chi è stato maggiormente incoraggiato in questo campo? E come giudica la situazione italiana in ambito scolastico in tema di necessaria sensibilizzazione a questo tipo di insegnamenti civili, teorici e pratici?

Inevitabilmente, credo che l'input arrivi da un istintivo spavento dinnanzi alla crisi ecologica in atto ormai da anni [vedasi link!]. Un sentimento di amarezza e spavento, appunto, che proviamo dinnanzi allo spreco da parte del genere umano di materie prime e risorse che la natura sembra (finora) offrirci gratuitamente e con costanza.
Mi permetto qui di indicare che Gianluca Cuozzo, professore di Filosofia teoretica dell’Università degli Studi di Torino e relatore della mia tesi di laurea, ha saputo aiutarmi a studiare e a decifrare questa paura, sia attraverso le sue lezioni che tramite i suoi scritti in materia.
Riguardo la questione educativa e cruciale che Lei pone, direi semplicemente che, piano piano, finalmente, l’ecologia sta entrando anche nella didattica delle scuole italiane fin dall’infanzia, e questo è fondamentale.

5) Anche se da noi queste abitudini fanno ancora inorridire, oltreoceano alcune intoccabili lobby o simili continuano ad inquinare a tutto spiano per il piacere di inquinare ed oltre… che dire in proposito?!

Sì... è davvero una problematica complessa: i paesi emergenti rivendicano il loro diritto ad inquinare nei confronti dei paesi sviluppati, poiché questi ultimi l’hanno fatto in precedenza senza scrupoli, oltretutto sfruttandoli. Ci sono poi i “grandi inquinatori” che ignorano i protocolli internazionali sull’argomento, poiché questi non sono di fatto vincolanti! Per uscire da questa impasse occorre forse avere il coraggio di svincolarsi da logiche nazionali e legate esclusivamente al presente. Bisognerebbe invece adottare una visione globale e a lungo termine del problema. Anche perché i cambiamenti climatici o i disastri ambientali non conoscono confini statali, ma riguardano tutti i cittadini del mondo, chi prima e chi dopo…

6) Già, siamo tutti coinvolti, presto o tardi, se niente di solido viene applicato a livello unanime... A proposito di disastri (se non di apocalissi), davanti allo scontatissimo allarme « urgenza assoluta in campo ambientale », cosa si sente di rispondere in primissimo luogo? E possiamo ancora stabilire delle priorità? Foreste? Oceani? Fauna (forse più direttamente legata alla pandemia)? Clima? Qualità dell'aria...? Secondo Lei, c’è un campo in particolare in cui le istituzioni italiane, europee o internazionali agiscono con maggior efficienza, facendo meglio intravedere qualche piccola speranza?

A chi la sa guardare e ascoltare, la natura insegna che è importante salvaguardare un certo equilibrio. In questo senso tutti gli aspetti della questione ambientale vanno affrontati insieme, perché sono intimamente correlati l’un l’altro.
A parte le comunità locali, attive sul territorio e che rappresentano la spinta dal basso della presa di coscienza ecologica, è risaputo che l’Italia vanta una comunità scientifica di tutto rispetto, che fa sentire la propria autorevole voce al resto del mondo. Il problema è che spesso questa voce competente rimane inascoltata presso le istituzioni politiche tradizionali. Spesso, abbiamo a che fare con istituzioni ancorate a un paradigma partitico che con fatica riesce a rappresentare la reale situazione presente.

7) Un consiglio di lettura, magari legato a Serge Latouche, il filosofo francese della "décroissance" o decrescita, che ha commentato in una delle Sue riflessioni (ammettendo che ora pensiamo piuttosto ad una ripartenza, anche se impostata su binari diversi) ?

Giusto! Anche perché, ad ogni modo, è proprio l'eccesso di crescita dell'iperconsumismo ad averci portato fin qui... Comunque, oltre a Serge Latouche, di cui Le lascio scegliere un buon link, francese e/o italiano [C. & S. : in particolare l'ultimo file, delle risposte], io mi sento di consigliare la lettura delle opere di Aurelio Peccei, un personaggio, a dire il vero, poco conosciuto nella stessa Italia, e che però a mio avviso è stata una figura di spicco a livello internazionale, in riferimento alla crisi ecologica. A lui si deve infatti, per esempio, la nascita del Club di Roma, una delle prime organizzazioni mondiali intenta ad esaminare la questione ambientale come fenomeno organico. Connesso al Club di Roma, rinvio a "The Limits to Growth", "I limiti dello sviluppo" [link precedente completo, con riferimento alla Costituzione; in francese "Les limites à la croissance"] pietra miliare per lo studio delle ripercussioni della crisi ecologica sulla società umana.

Benissimo, ognuno di noi avrà modo di approfondire e di riflettere su questi punti.
Quindi grazie mille Fabio, per la Sua collaborazione, o, se preferisce, "merci beaucoup" :)

Grazie a Lei, Eli, un saluto ai lettori italiani e francesi di "Cultura & Salute". 

Nella pagina seguente, la nostra traduzione in francese di una parte dell'intervista (pour une traduction intégrale de nos pages, n'oubliez pas les services web de traduction automatique).

Intanto, lasciamoci così: il rispetto dell'ambiente e di tutte le forme di vita è già filosofia, anche se niente impedisce di andare oltre, e di fare della filosofia il nostro strumento per riflettere - per poi agire ancora o incoraggiare a farlo al meglio - sulla natura che ci circonda... bene prezioso che quasi non vediamo più (cf. l'inizio dell'intervista).

 

 

Ecco come sintetizziamo questo incontro per i nostri amici francesi. Traduction d'une partie de notre échange avec Fabio Dellavalle (Master de Philosophie appliqué à l'environnement), dans un ordre valorisant la synthèse :

- Le terme "environnement" est d'habitude associé aux mots ou expressions "écologie", "protection de la nature", développement durable", "pollution", "gaspillage", "protection", "respect". Et beaucoup moins au domaine de la philosophie au sens large, même si au fond, les mots et expressions que nous avons cités sont déjà une philosophie concrète. Puisque vous vous êtes consacré au binôme philosophie-environnement, nous vous demandons : par quoi et peut-être par qui avec-vous été particulièrement encouragé dans ce domaine ? Et comment jugez-vous la situation italienne dans le domaine de l'éducation, au niveau d'une nécessaire sensibilisation à ce type d'enseignements civils, théoriques et pratiques ?

Inévitablement, je pense que j'ai été poussé par une peur instinctive, et même par un certain effroi face à la crise écologique, désormais présente et menaçante depuis des années. Avec, en sus, un vrai sentiment d'amertume. Cela est inévitable devant le gaspillage, de la part du genre humain, de matières premières et de ressources que la nature semble (jusqu'ici !) nous offrir gratuitement et avec constance (...) Concernant la question éducative et cruciale que vous posez, je dirais simplement que, petit à petit, enfin, l'écologie fait son entrée également dans les approches didactiques des écoles italiennes depuis le plus jeune âge. Et ceci est fondamental.

- À propos de désastres (si ce n'est d'apocalypse), face à l'évidence d'une alarme pointant l'absolue vis-à-vis de l'environnement, qu'avez-vous envie de répondre, en tout premier lieu ? Et peut-on encore établir des priorités ? Concernant nos forêts ? Nos océans ? La faune (sans doute encore plus directement liée à la pandémie) ? Le climat ? La qualité de l'air... ? Voyez-vous un domaine en particulier pour lequel les institutions italiennes, européennes ou internationales agissent avec plus d'efficacité, en faisant mieux entrevoir une lueur d'espoir ?

À ceux qui savent l'observer et l'écouter, la nature fait comprendre qu'il est important de savoir préserver un certain équilibre. Sous cet angle, tous les domaines de la question environnementale doivent être affrontés ensemble, parce qu'ils sont intimement liés l'un l'autre.
Mises à part les communautés locales, actives sur le territoire et qui représentent une belle stimulation de base pour une vraie prise de conscience écologique, on sait que l'Italie peut compter sur une communauté scientifique de poids, qui sait faire entendre sa voix au reste du monde. Là où le bas blesse c'est que, souvent, cette voix et toute la compétence associée se heurte toujours à l'indifférence des instututions politiques traditionnelles. À plusieurs reprises, nous avons à faire avec des institutions ancrées à des codes de parti qui peinent à représenter la situation actuelle dans toute sa réalité.

- Peut-on dire qu'aujourd'hui l'art, celui avec un grand A mais sous toutes ses formes, reste le moyen privilégié pour apprendre à nous arrêter face à tout ce qui présente de la beauté, nature comprise... tout en nous conviant, par la même occasion, à découvrir ce qu'il reste de vrai, dans la grandeur et la simplicité ?

L'art est sans nul doute un de ces moyens pour suspendre et dilater notre temps, si bien rempli par nos engagements, rendez-vous, réunions, etc. Mais en général, et tout simplement, notre temps libre - le temps pour une promenade, une activité, un échange verbal... - reste justement un moment qui nous permet de nous arrêter pour penser, ou même seulement pour acquérir une attitude contemplative face à ce qui nous entoure.

Il ne nous reste plus qu'à nous congédier de notre invité, exactement comme on ferait pour dire au revoir (ou enchanté!) d'une poignée de main à Dame Nature... Un magnifique "uni-vert" à retrouver dès que possible avec le même plaisir. Arrivederci e grazie 1000, mais n'oubliez pas de lire ce qui suit, même si cela continue en italien. Vous saurez comment vous y prendre :)
 


Poignee de main homme nature



Saperne di più, sempre con filosofia...


Bisogna aspettare l'inizio degli anni '70 per assistere all'emergenza di quella che verrà definita "etica dell'ambiente". Ossia un nuovo ambito di studio la cui forza consisterà anche nel sapere stabilire un ponte tra le questioni di ordine scientifico e quelle di tipo morale. Ai filosofi presocratici e alla loro visione della natura quale "physis" (un mondo intrinsecamente animato di cui essi stessi facevano parte) sono seguiti numerosi pensatori dalle sensibilità diverse ma con l'attenzione per l'ambiente come denominatore comune. Alcuni critici prendono però atto che, a lungo, le riflessioni in questo campo finiscono spesso col privilegiare la questione dei rapporti tra uomo e uomo o di quelli tra uomo e Dio, senza addentrarsi davvero in quelli tra vita e natura...
Per esempio: per Aristotele e gli Stoici il bene è agire secondo natura; per Giordano Bruno la natura è la sostanza visibile di Dio; per Spinoza la natura coincide con Dio; per Leibniz la natura è un sistema perfetto di forze spirituali; per Rousseau lo stato di natura è uno stato metastorico anteriore alla corruzione sociale; per Herder, Goethe e von Humbooldt arte e natura sono strettamente vicine; mentre per Schelling e Hegel la natura rappresenta il progressivo dispiegarsi di un principio spirituale.

 

Arte natura massimo marchioro

La nature sœur de l'art... captée par Massimo Marchioro


Per quanto riguarda, poi, l'idea dominante mossa dalla rivoluzione industriale, è quella di una natura quale bacino di risorse che l'uomo può controllare e sfruttare in virtù della propria intelligenza (posizione proposta e difesa da autori tra cui Bacon). Potremo dire che questo corrisponde, in modo più sfumato - ma comunque pericoloso col senno dei successivi abusi - alla convinzione cartesiana dell'uomo come maestro assoluto della natura (ma del resto, Cartesio avrebbe mai potuto immaginare, dall'alto del suo 17esimo secolo, a quali conseguenze avrebbe portato questa visione superiore dell'essere umano? Beh, anche se poniamo la domanda, ci sembra che un filosofo debba saper anticipare i tempi, e comunque misurare le proprie parole se necessario... filosofia, matematica e geometria  - cf anche il problema cartesiano del triangolo per evidenziare l'esistenza di Dio - possono avere punti in comune e aiutarci in qualche modo - cf. ancora Paolo Giordano - ma siamo convinti che le scienze umane e letterarie siano le vere alleate della filosofia, anche in campo ambientale.

Cosa possiamo aggiungere più precisamente, riguardo il nostro rapporto con gli animali? (a pagina seguente).

 

 

Il primo problema etico a essere stato avvertito dalla popolazione occidentale, in riferimento al mondo naturale, è stato quello della cosiddetta "questione animale", riguardante il rapporto tra esseri umani e animali. Gli esempi che testimoniano il crescere dell'interesse per il tema sin dall'antichità sono numerosissimi:

- Teofrasto comincia col respingere la teoria secondo cui tutti gli esseri viventi esistono per l'uomo, ovvero in funzione di quest'ultimo.

- Pitagora e Plutarco raccomandano di rispettare i nostri "parenti" animali.


Filosofi ambiente



- Porfirio predica di ridurre al minimo le proprie pretese, per sopravvivere solo dei frutti della terra inutilizzati.

- Il pittore William Hogarth dipinge atti di violenza su animali per scongiurare questo genere di brutalità.

- Voltaire è tra i primi a contrastare la visione cartesiana degli animali-macchina.

- La Mettrie chiede rispetto per gli animali difendendone la capacità di provare piacere e dolore.

- Rousseau sottolinea la somiglianza tra la sensibilità umana e animale e l'importanza del sentimento di pietà.

- Hume parla delle capacità umane, compresa quella morale, come un caso speciale di capacità animali...

- Cyrano de Bergerac invita l'uomo a riflettere sul fatto che così come egli considera gli animali come inferiori, l'uomo stesso potrebbe essere considerato inferiore da una ipotetica specie extraterrestre (interessante!!).

- Nelle sue "Lezioni di etica" e ne "La Metafisica dei costumi", Immanuel Kant riprende la cosiddetta "tesi della crudeltà" di Tommaso d'Aquino, indicando il maltrattamento degli animali come un'anticamera per la violenza verso gli uomini. Ma Kant considera il rispetto come un qualcosa di riferibile soltanto agli uomini, mai alle cose, come gli animali (all'epoca), e qui sta davvero il grande paradosso riguardo la sensibilità del celebre filosofo dell'imperativo morale e della ragion pura... Paradosso parzialmente dovuto ai suoi tempi, anche se "dei Lumi"?.

- Stessi anni "illuminati": per fortuna Humphry Primatt sostiene che la brutalità nei confronti degli animali sia persino più grave della crudeltà nei confronti degli uomini perché l'animale, pur essendo, come l'uomo, una creatura di Dio capace di soffrire, è muto, incapace di difendersi e impossibilitato a gioire di una eventuale giustizia resa o a sperare in un riscatto ultraterreno.


cagnolino labrador felice


- Arthur Helps, in "Some Talk about Animals and their Master, del 1873", giunge in modo forse provocatorio a sostenere i diritti degli insetti... Di sicuro, necessaria difesa dell'uomo a parte, precisiamo che uno dei nostri doveri fondamentali rimane quello di rispettare l'habitat di qualsiasi animale (ettari di foreste annientate, ghiacciai che si sciolgono per effetto del cambiamento climatico a noi dovuto, ecc...); e quello di non nutrirsi, contro natura e con rischi più che evidenti, di insetti (nonostante tranquille asiatiche apparenze), o addirittura di animali selvatici, facendosene poi, in certe popolazioni - e chi tra di loro assolutamente non lo sopporta?!! - un sadico, insulso oltre che pericoloso vanto (per chi ne segue "l'esempio")... In altre parole, anche se siamo partiti dagli insetti (scusate la digressione), ora pensiamo soprattutto ai pipistrelli, ai poveri visoni ad ogni costo, con la complicità di un certo occidente che non rinuncia o che "non sa" abbastanza, e qui i nostri paesi sono in prima linea (!!); e pensiamo alla pandemia come catastrofica conseguenza non imprevedibile per tutti, con atteggiamenti inqualificabili che hanno preceduto crescita esponenziale di casi e decessi. Il fatto, amici, è che ricordiamo immagini e  recenti approfondimenti di una certa trasmissione Rai, molto dura e importante... "Indovina chi viene a cena". Chissà se avete potuto o avuto il coraggio di seguire quella puntata-choc (o verità) così chiara ed esauriente...

- John Howard Moore, parafrasando Kant, sostiene che tutti gli esseri sono fini e mai soltanto mezzi (tutti hanno diritti, anche se non gli stessi diritti... Questo distinguo andrebbe però esaminato, soprattutto alla luce di quanto precisato su Kant e gli animali!).

- Per Henry Salt ("Animals' Rights: Considered in Relation to Social Progress", 1892 e "A Plea for Vegetarianism", 1896) l'essere umano, al fine di crescere in animo e in civiltà, deve sforzarsi di superare le barriere che gli impediscono di interagire con gli animali in modo simpatetico, riconoscendo loro dei veri e propri diritti.

- Edward B. Nicholson paragona le funzioni inferiori degli animali a quelle di uomini menomati a cui, tuttavia, sono riconosciuti diritti.  Che modo di vedere! 

- Infine, ricordiamo che vari autori di fine Settecento (e probabilmente migliori del coevo Kant in questo), tra cui il filosofo scozzese John Oswald, il botanista inglese George Nicholson, il filosofo e scrittore politico inglese Thomas Paine (link Paine, italiano e francese), con le loro fatiche ed opere specifiche spronano ad un allargamento dell'etica che possa finalmente includere il mondo animale.

Sicuramente avremo modo di tornare su questi temi, amici, anche con grandi pensatori dei nostri tempi. Intanto, intervista compresa, abbiamo potuto scoprire o ripassare tutta la modernità degli studiosi citati, anche in materia di rispetto e di feeling o sintonia con il mondo animale.

La cura di noi stessi, degli altri - prima che di sé... - e quella dell'ambiente, in senso lato, sono davvero la stessa cosa. È forse proprio questo il primo, semplice, principio (filosofico) à retenir, ovvero da tenere a mente, per proteggere la nostra umanità.
 


Koala



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