Martedì 17 novembre: è la festa di tutti quelli che vogliono tenersi strette le loro speranze. Dopo il "JT" [Gité] o TG di France 2 (e non più "Antenne 2", s'il vous plaît!), abbiamo molto apprezzato l'incontro che Barack Obama ha concesso a François Busnel (ricordate ? Il carismatico conduttore de "La grande librairie")... In mezz'ora (anche senza essere da Lucia Annunziata!), e in linea con le sue ultime osservazioni e prospettive, l'ex-presidente degli Stati Uniti ha potuto presentare il suo ultimo libro : "Una terra promessa" (eh sì,come il nostro Eros, anche Barack Obama cerca di promuovere (difendere!) «una terra promessa, un mondo diverso»...). E qui, c'è molto da leggere (se vorrete procurarvi questo titolo), da ascoltare e da dire ; ma, per dirla in francese, "ça vaut le coup", ne vale la pena.
Si tratta di un saggio presentato qualche tempo dopo in Italia, su Raitre a "Che tempo che fa": bellissimo, amichevole scambio anche quello tra Obama e Fabio Fazio, che abbiamo seguito altrettanto attentamente (link italiano; proseguiamo pensando all'intervista francese, simile, cf. la nostra parte corrispondente "FR."). Un'opera che sa farsi anche racconto-confidenza, dagli accenti sia pubblici che privati. In fondo si tratta di uno sguardo critico e pacifico sulla storia, con l'intento profondo di non smarrire il vero significato della democrazia, come nozione e realtà. E di non dimenticare la memoria ed il peso di ciò che, nella Storia, ha posto "qualche problema" (con scantonamenti e squilibri anche gravi e pesanti...). Certo, oggi bisogna sapere evitare inutili tensioni, ma ricordando sempre sbagli e responsabilità del passato. Dinamiche (e mancati mea culpa), che spesso o raramente, possono ancora influire sul nostro odierno modo di guardare le altre nazioni. Quest'ultimo lavoro di Obama offre anche, appunto, uno sguardo sul nostro presente, e su ciò che dovrebbe sempre significare essere presidente, e capo di Stato. Costui, infatti, dovrebbe sempre ricordarsi che impegnarsi in politica, a qualunque livello, vuol dire anzitutto esercitare il proprio mandato come un vero e proprio «lavoro», in favore degli elettori e, prima ancora, dei cittadini che gli danno fiducia. Senza mai dimenticare, anche ai vertici, da dove veniamo, né le nostre promesse...
Riferendosi ai suoi anni di mandato, e sempre per France 2, Obama ha poi sottolineato fino a che punto, dopo la sua storica elezione, ha sempre voluto mettersi al servizio degli ultimi, impegnandosi in un contesto difficilissimo e con grande determinazione a migliorare le condizioni (di salute ecc.) di ogni americano. «È proprio questo il più bel potere che si possa esercitare», dichiara.
Credere nei propri sogni di gioventù e di vero cambiamento è un altro punto importante che ci trasmette questa seria, quanto cordiale e rilassata intervista.
"Cultura & Salute" vi propone alcune di queste attente risposte - su Joe Biden, ma anche su letteratura, cultura ed educazione... - nei seguenti échantillon audio (tradotti in francese... da ascoltare e da capire de plus près, da più vicino, nel modo migliore!):
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In più, la seguente intervista al settimanale "Paris Match", e quel che ci piace ricordare :
B. Obama : «Vedo che la generazione dei miei figli, in generale, sa dimostrarsi più tollerante... sulle questioni razziali come su quelle che riguardano le questioni di genere o l'orientamento sessuale. Ecco perché tendo a non disperare troppo. Ma prendo tutto ciò molto sul serio: la storia non è mai une linea dritta. È fatta di passi indietro e di avanzamenti. È nostro dovere rimanere vigili per proteggere la migliore parte di noi. Cancellando per sempre alcuni degli aspetti più distruttivi della cultura americana. (...) La traiettoria da seguire resta quella del progresso, dell'integrazione, della generosità. (...) Fin tanto che sceglieremo di considerarci come esseri umani più che come nemici, fin tanto che non cederemo né ai particolarismi né a divisioni di ogni tipo, credo - anche se magari non lo vedremo con i nostri occhi - che un giorno potremo far coincidere l'idea di quel che l'America [il mondo?!] potrebbe essere con ciò che è, in realtà, attualmente».
Non è stato tutto facile per Obama, e rispondente alle sue intenzioni. Oltretutto, per lui è difficile far riferimento alla sua politica nel senso più tradizionale ed atteso, quella del "presidente da guerra" in senso proprio, e per il quale il Medio Oriente è un vespaio da evitare (col suo terrorismo ed i suoi bersagli umani da eliminare...). «Sapevo che il mio "mestiere" e la mia missione avrebbero anche comportato che dessi l'ordine di uccidere delle persone, anche se in realtà molto raramente le cose vengono realmente espresse in tal senso. Ma so che non ne ho mai tratto alcuna soddisfazione», confida l'ex-Presidente degli Stati Uniti nelle sue "Memorie" ante litteram. «Queste cose non mi hanno mai procurato nessun sentimento di potenza». Colui che, nel 2019, ha ottenuto il Nobel per la pace, ripete: «Sono entrato in politica per aiutare i bambini ad usufruire di una miglior educazione; per aiutare le famiglie ad accedere alle cure mediche; per sostenere i paesi poveri nel loro tentativo di nutrire molte più persone. È alla luce di questi criteri che ho sempre voluto misurare il mio potere politico».
In quest'ottica, Obama rimane infatti il "Big-Presidente" pronto a promuovere democrazia e diritti umani, come in occasione del suo discorso al Cairo, e in coerenza con quegli orizzonti progressisti che abbiamo ricordato. Mentre possiamo interrogarci su sguardo e azione di certi potentati senza principi, dinnanzi a quelle situazioni terribili ed estreme cui, con certa difficoltà, faceva riferimento l'ex-Presidente USA. In ogni caso, l'educazione e la cultura come "cure per tutti" (alle quali si riferisce ancora Barack Obama, insieme all'utilità della scrittura, cf. il nostro audio), appaiono come LE alleate, e come valide risposte sul medio e sul lungo termine, incoraggiate con passione, tempo e pazienza (e la pandemia non ci ha proprio aiutati su questo versante! Ma c'è chi,chissà come, ha potuto e saputo fare "di tutto e di più"!).
Tutto ciò che, ora, ci resta ancora da fare, appunto - e sarebbe già molto - è non scoraggiarci nonostante "sfida e sfide impossibili" (!). Cerchiamo di essere sempre più numerosi a credere nella cultura come un certo Barack Obama (in seguito, nessuno ci obbliga a diventare Presidenti e a sottostare a certe regole di guerra...). Con le "armi" del sapere intelligente, proviamo dunque a (re)agire al meglio, se possibile facendo fronte comune contro ignoranza e indifferenza (e contro l'intolleranza e la violenza che ne derivano) con sensibilità e con pacifica determinazione.
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